La Basilica del Santo costituisce uno dei maggiori luoghi di culto di Padova ed è riconosciuta dalla Santa Sede come Santuario Internazionale della cristianità. Lo stile architettonico amalgama elementi romanici, gotici e orientali creando un’opera maestosa e unica. Vi si possono ammirare opere di Donatello, Giotto, Jacopo da Montagnana, Tiziano Aspetti, Camillo Boito, Giusto De’ Menabuoi e vari altri artisti che insieme hanno arricchito ulteriormente la struttura. Di indiscutibile rilevanza sono l’arca in marmo verde contenente il corpo del santo, la Cappella delle reliquie con la famosa “lingua del santo”, la Cappella della Madonna Mora dalla quale partirono i lavori per la costruzione maggiore e la Cappella del beato Luca Belludi. Completano l’opere i chiostri, la Scoletta del Santo, la Biblioteca Antoniana e l’Oratorio di San Giorgio.
Detto anche il “prato senza erba”, perché un tempo solo lastricato, è in realtà una delle più grandi piazze d’Europa seconda solo alla Piazza Rossa di Mosca. E’ sorto inizialmente come un giardino patrizio poi tramutato in ritrovo commerciale e ricreativo. Fu sede di un vasto teatro (lo Zairo), di un circo di cavalli, di combattimenti, di feste, di gare pubbliche e di mercati vari. Nel 1775 il patrizio Andrea Memmo ne commissionò i lavori di bonifica. Il “Prà” venne abbellito con una canaletta delimitata da ben 78 statue raffiguranti vari personaggi rilevanti per la città patavina tra i quali anche lo stesso committente da cui la zona formatasi prese il nome (Isola Memmia).
La cappella fu voluta da Enrico Scrovegni il cui sarcofago risiede nel presbiterio dell’unico ambiente che costituisce la struttura. L’ architetto non è noto anche se si crede possa essere il pittore fiorentino Giotto a cui fu commissionato l’abbellimento pittorico della superficie interna. Gli affreschi di Giotto rappresentano sequenze tratte dal Vecchio e dal Nuovo Testamento con raffigurazioni realistiche e allegoriche che lo consacrano come primo pittore moderno. Sono presenti anche le statue in marmo create da Andriolo De Santi e le Madonne del latte dipinte da Giusto De’ Menabuoi. La Cappella si trova all’interno dei Giardini pubblici dell’Arena che ospitano anche i Musei Civici e la Chiesa degli Eremitani oltre ai resti del Bastione e dell’antico teatro romano risalente al 70 d.C.
Il Salòn o Palazzo della Ragione fu innalzato a partire dal 1218 all’epoca dei Comuni e si trova tra piazza delle Erbe e piazza della Frutta. Il Palazzo fu l’antica sede dei tribunali cittadini di Padova ed è una delle più ampie sale pensili in Europa. Nei primi del trecento Giotto ne affrescò le pareti poi distrutte nell’incendio del 1420. Gli affreschi furono ripristinati da vari pittori seguendo gli studi di Pietro D’Abano e rappresentano un ciclo astrologico medievale suddiviso in 333 riquadri su 3 fasce sovrapposte raffiguranti animali, a volte immaginari, figure religiose e scene allegoriche. Sono di notevole interesse anche la forma di nave capovolta e la pianta irregolare dell’edificio oltre al sottosalone che ospita prelibatezze culinarie locali e da tutta Italia.
L’Orto Botanico di Padova nacque nel 1545 su desiderio di Francesco Bonafede, professore di “lettura dei semplici”, ossia dei medicamenti forniti dalla natura. E’ il più antico orto botanico universitario esistente e tutelato dall’Unesco dal 1997. Fu istituito per evitare comuni errori nel riconoscimento delle erbe medicinali ai danni della salute pubblica. Ad oggi si avvale di circa 6000 specie di piante autoctone e indigene tra le quali anche la famosa palma di San Pietro che fu ribattezzata in onore del poeta naturalista Goethe. Di recente l’orto è stato ampliato creando le cinque serre in vetro e acciaio del “Giardino delle biodiversità” con oltre 1300 piante rare suddivise in vari microclimi.
Il “caffè senza porte”, nomea storica del Caffè Pedrocchi dovuta al fatto che rimase aperto a tutte le ore dall’inaugurazione nel 1831 fino al 1916, è un simbolo di prestigio per la città di Padova. Antonio Pedrocchi commissionò i lavori di ampliamento del caffè originario all’architetto veneziano Giuseppe Jappelli. Il Caffè appare una coesione tra lo stile neoclassico e quello gotico veneziano con dettagli esotici. Particolari i 4 leoni all’esterno nord scolpiti da Giuseppe Petrelli. La storia narra che i clienti potessero sedere ai tavoli anche senza ordinare già solo per leggere libri o giornali e che le donne ricevessero in dono dei fiori. Inusuale anche il fatto che in caso di pioggia, il Caffè prestasse anche un ombrello!
La Torlonga, ora Museo La Specola, risale almeno al X secolo d.C. e fu una delle due torri di avvistamento del Castello del tiranno Ezzelino II da Romano, utilizzata anche come prigione e luogo di tortura. Fu l’abate Giuseppe Toaldo, professore di Astronomia, unitamente all’architetto Domenico Cerato, a scegliere la torre come struttura ideale per essere trasformata in “specula”, ossia osservatorio, che svolse il suo ruolo significativo per gli studi astronomici dal 1777 al 1942 quando, a causa dell’aumento dell’inquinamento luminoso della città, la sede dell’Osservatorio Astrofisico fu spostata ad Asiago. Attualmente la Specola conserva molti importanti strumenti utilizzati in passato.
A Galzignano Terme si trova Villa Barbarigo Pizzoni Ardemani, considerata “La Perla dei Colli Euganei” o “Piccola Versailles” per il monumentale giardino voluto dal Cardinale Gregorio Barbarigo. Egli creò un percorso di salvificazione tramite ruscelli, cascate, fontane, scherzi d’acqua e innumerevoli alberi ed arbusti pluricentenari distribuiti in oltre 10 ettari di superficie. Sono famosi il labirinto di bosso, la Grotta dell’Eremita, l’Isola dei Conigli e il Monumento al Tempo. Il Giardino è tutt’oggi un eccezionale esempio di stile barocco e di simbolismo.
Dal 1493 la sede storica dell’Università degli Studi di Padova è sita al Palazzo del Bo tra il Caffè Pedrocchi e Palazzo Moroni. L’Ateneo comprende attualmente il Cortile Nuovo edificato sull’Antico (con la torre medioevale dell’orologio), l’Aula Magna (con il prezioso soffitto affrescato dal Carlini), le Sale di Lauree di Legge e Medicina, un Teatro Anatomico (primo in Europa), la Sala dei Quaranta (con la cattedra da cui Galileo Galilei avrebbe insegnato matematica e fisica), La Basilica e il Rettorato. Gli Appartamenti del Rettore si raggiungono tramite la Scala del Sapere con gli scalini in marmi policromi e gli affreschi del progettista Giò Ponti, passando la statua del Palinuro di Arturo Martini si accede al Circolo dei Professori. La Sala di Lettura fornita di un grande tavolo con divano e poltrone si connette alla Sala da Pranzo attigua alla cucina e alla Sala del Caminetto, creata per l’intrattenimento di piccoli gruppi.
La storia delle località termali di Abano, Montegrotto e Battaglia, situate a pochi chilometri da Padova e a ridosso dei Colli Euganei, risale a parecchi secoli prima di Cristo. La zona della pianura ad oriente dei colli fu dapprima popolata dagli Euganei e caratterizzata da sorgenti d’acqua formanti piccoli laghi fumanti dall’odore pungente di zolfo. Con l’avvento dei Veneti cominciarono a fiorire il commercio, l’allevamento, l’artigianato e sorse Aponos, l’attuale AbanoTerme. Il nome latino richiama il potere curativo dell’acqua e dei fanghi ed è legato al culto del dio Aponos stesso per il quale sorse almeno un santuario. Furono i patavini romanizzati a far divenire la zona una rinomata stazione turistico-curativa non solo legata alla sfera religiosa bensì anche al puro relax (otia baina) o addirittura alla libertà dei costumi (mos baianum). Simile storia ebbero Montegrotto Terme, che conserva molti resti archeologici del periodo romano giulio-claudio, e Battaglia Terme, il più piccolo comune del padovano, che mantiene l’unica grotta termale naturale dell’area, visitata da De Montaigne e Stendhal.
I Colli Euganei sono il poderoso risultato di fenomeni vulcanici avvenuti oltre 40 milioni di anni fa. Le loro forme coniche si stagliano inaspettatamente nel cuore della pianura padano-veneta creando paesaggi meravigliosi e un sicuro punto di riferimento geografico fin dalle migrazioni del passato. Durante il Medioevo il contesto naturalistico cominciò ad arricchirsi con monasteri, castelli, leggende, pittoreschi borghi e fu anche culla della parlata pavana tipica delle commedie del Ruzzante. Ricchi di percorsi per amanti del trekking, Le eccellenze enogastronomiche euganee completano un quadro molto appagante e stimolante per il turismo.
Venezia fu il cuore della Serenissima Repubblica ed è la città capoluogo del Veneto. Impossibile citare tutta la meraviglia sita nel suo territorio ma volendo cominciare dal più comune si può attraversare in vaporetto o in gondola parte del famoso Canal Grande (“Canalaso”), che attraversa la città per 3800 metri, e omaggiare in primis la maestosa Piazza San Marco con la Basilica dai manufatti orientali, i 99 metri di Campanile (“el paròn de casa”) ricostruito ad hoc dopo il crollo del 1902 e il Palazzo Ducale, emblema del gotico-veneziano che fu sede del Doge di Venezia. Al Palazzo Venier dei Leoni trovano invece spazio permanente artisti come Picasso, Kandinsky, Magritte, De Chirico, Dalì le cui opere rientrano nella collezione di Marguerite “Peggy” Guggenheim. Tra i 417 ponti presenti uno dei più rinomati è il Rialto che fu soggetto di sonetti, quadri, film e spettacoli. Da visitare anche il primo ghetto ebraico al mondo, Calle Varisco con i soli 53 centimetri di larghezza e il Museo del vetro di Murano.